Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di essi è il regno dei cieli

Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di essi è il regno dei cieli. Dialogo tra Gesù Nazareno e Pinocchio incarcerati

Atto unico per baracca e burattini
di Gigio Brunello
regia Gyula Molnàr
(2005)

Due carcerati dialogano tra le sbarre della cella di tutto ciò che in quelle quattro mura manca loro. Perseguitati dalla giustizia, camminano entrambi sulle acque: in una cella Pinocchio, nell’altra Gesù. Sostanzialmente umano è il dialogo tra il burattino di legno e il figlio di Dio.
Uno degli spettacoli più rappresentati di tutto il repertorio, un concentrato di umanità e meraviglia in una forma teatrale breve e incisiva.

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Con eloquente sottotitolo Dialogo tra Gesù Nazareno e Pinocchio incarcerati, lo spettacolo è una struggente riflessione sul tema della libertà e della prigionia. Dietro alle sbarre i protagonisti, entrambi figli di falegname, raccontano il camminare liberi, la brutalità dell’improvvisa, inspiegabile reclusione. Non si arrendono neppure quando i chiavistelli stridono e una voce chiama verso un destino prevedibilmente tragico. Indomabili, dal fondo delle opprimenti celle buie non cessano di evocare abbaglianti paesaggi di luce e libertà.


Eugenia Praloran

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Critica

“Si tratta di un artigianato teatrale esemplare che trova il suo fulcro nella geniale messa a fuoco di corrispondenze poetiche folgoranti fra oggetto, gesto, suono e contenuto. Laddove altri saturano la scena, Molnàr e Brunello distillano l’essenza”.
– Eugenia Praloran, Hystrio


“L’operazione – frutto della collaborazione di Gyula Molnar, per scrittura e regia – è spiazzante. I burattini si rivelano di colpo quello che sono stati per secoli: il veicolo di una teatralità adulta e senza preclusioni d’argomento, che comunicava anche ai bambini”.
– Pier Giorgio Nosari, L’Eco di Bergamo


“Uno spettacolo irresistibile, trionfo di intelligenza e umorismo, talmente beckettiano da non parerlo affatto”.
– Alfonso Cipolla, La Repubblica


“Si ride, ma si avverte anche una splendida malinconia, una complessa visione del mondo: uno spettacolo di grande fascino che resterà a lungo nella memoria”.
– Valeria Ottolenghi, Gazzetta di Parma

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