Lumi dall’alto. Corse clandestine in città

Terza parte della Trilogia sulla città di Mestre
spettacolo di figura e di narrazione
di e con Gigio Brunello
regia Gyula Molnàr
musiche Rosa Brunello
dipinti Lanfranco Lanza
scenofonia Lorenzo Brutti
(2014)

Una narrazione cinematografica di vite umane: è la favola di Ginco, operaio a Mestre di origine albanese, e di Kira che intraprende col piccolo fratello il viaggio dall’Albania all’Italia per raggiungere la sua famiglia. Tra i due nascerà inevitabilmente l’amore, contrastato però dal padre di Kira che la vorrebbe sposare a un ricco emigrato in Canada…la storia sarà a lieto fine ma uno spiazzante colpo di scena rivelerà che tutto è stato raccontato da un morto: ecco perché Vassillac non si era “fatto vivo” ed ecco perché attorno al suo viso è posta una ghirlanda di fiori.

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Galleria di immagini e musiche originali

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La storia prende  spunto da una vicenda realmente accaduta. Quando Ariona me la raccontò,  era incinta del primo bimbo. Mi aveva fatto vedere il video del suo matrimonio: lei con lo sposo e gli invitati che percorrono velocemente i  viali di un parco e guardano sorridenti in telecamera. Mi spiegò che quel video era un falso, l’avevano girato, di nascosto dai proprietari, in  una villa veneta approfittando del giorno di chiusura  del ristorante e grazie al  giardiniere albanese loro amico. Soldi per un matrimonio vero e proprio non ne avevano ma quel video serviva per far felici i parenti rimasti in Albania. E pensare che papà e mamma avevano già combinato un matrimonio con un cugino ricchissimo che viveva a Londra. Così cominciò a raccontarmi la sua storia fin da quando era partita  in gommone col suo fratellino.

Gigio Brunello

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Critica

“Non stupisce allora vedere da una parte Ginco e Kira, i protagonisti di Lumi dall’alto, sollevarsi e sorvolare il bosco di Bissuola in groppa al cavallo C’est la vie (mentre resta visibile il meccanismo che permette all’animale di sospendersi in alto) e dall’altra parte assistere in più di un’occasione alla trasformazione di Brunello in una specie di oggetto scenico, o meglio, in una protesi scenica”.
– Valentina Sorte, PAC Paneacquaculture


“Raramente si esce da teatro con una sensazione di riconciliazione. Gigio Brunello riesce in questo e va molto oltre: regala una fiaba e un sogno a occhi aperti e, anche se non lo dice, in modo delicatissimo, combatte una lotta. Perché, attraverso la tenerezza, quei chilometri di calpestatissime carte sui diritti dell’uomo diventino banali quotidianità”.
– Marianna Sassano, NonSoloCinema


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